Il metabolismo basale è la misura di quanta energia serve per “vivere” senza fare altre attività: semplicemente quello che serve per far funzionare il corpo a riposo, quindi, per mantenersi in vita, respirare, digerire, far circolar il sangue, pensare.Il consumo energetico per questa attività di base è circa l’80% del consumo totale se una persona fa una vita sedentaria e solo il 20 % è quello che il sedentario spende per le normali attività (movimento, relazione, stress ecc). Il totale di questi due elementi varia molto da persona a persona, per un adulto parliamo di 1500 – 2000 calorie al giorno. Chi fa una forte attività fisica può invece consumare anche molto di più del 20% per il movimento, facendo crescere il consumo complessivo anche di diverse volte. Ma quanto?
Gli atleti durante uno sforzo breve ma intenso possono consumare anche 15 volte questa quantità di energia; una persona normale, per uno sforzo di qualche ora, può usare 5 volte l’energia del suo metabolismo basale. Questo però può durare solo per il periodo in cui si può dare fondo alle scorte energetiche più accessibili dall’organismo.
Se lo sforzo è prolungato, come nelle gare dette di gran fondo, c’è quindi un limite invalicabile che sembra essere 2,5 volte il metabolismo basale. Questo perché, finite le scorte, il corpo ha bisogno di essere rifornito di energia attraverso il cibo e quindi l’intestino. Il limite è sostanzialmente quello della capacità di assorbimento dell’energia da parte del sistema digerente. Anche gli atleti più allenati hanno come limite invalicabile la capacità dell’intestino di assorbire l’energia e i nutrienti necessari per utiizzarla.
Può essere interessante sapere che il consumo energetico di una gravidanza è circa 2,2 volte il consumo a riposo, il che vuol dire che la donna incinta vive una specie di “gara” di gran fondo che dura 9 mesi (più l’allattamento): saperlo può aiutare a affrontare la fatica con maggiore consapevolezza dei propri limiti, soprattutto in un momento così delicato come la gestazione.
Infine va considerata un’altra questione legata ai batteri intestinali: certi intestini sono più efficienti di altri nel ricavare energia. Pare che quelli degli atleti siano popolati da alcune specie che sfruttano l’acido lattico prodotto dallo sforzo per produrre acidi grassi utilizzabili come supporto energetico, un circolo virtuoso che può spostare più in là il limite dello sforzo atletico.
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