A proposito di concetti difficili da sradicare perché funzionano bene: da sempre abbiamo l’idea del sistema immunitario come protagonista di una guerra tra noi ed i batteri cattivi che ci fanno ammalare. Un’idea nata nei secoli scorsi man mano che si sono scoperte cellule (nostre) che divoravano altre cellule (invasori) e che si svelavano meccanismi che facevano sembrare che ci fosse qualcosa, una specie di cervello, che distingue il “noi” o self da ciò che non siamo noi, il non-self. Il self veniva preservato, il non-self distrutto.
Qualcosa però, man mano che si prosegue nella conoscenza di tutta questa incredibile complessità di cellule, sostanze, anticorpi e segnali vari di infiammazione o tolleranza che tenta di descrivere il funzionamento del sistema immunitario, fa pensare che questa metafora militarista, biomilitarismo viene detto, non sia una corretta descrizione della realtà. E che quindi, per esempio, non sia giusto pensare a “rinforzare il sistema immunitario” contro le aggressioni, ma ci voglia un altro atteggiamento.
In tutto questo le scoperte sui microbi che ci popolano hanno un ruolo cruciale.
Questi microbi sono così tanti e diffusi che l’idea stessa di self e non self viene messa in discussione: non siamo degli organismi che devono difendersi ma, come tutti i vertebrati, delle colonie fatte di microbi e di cellule nostre che convivono in simbiosi scambiandosi favori e distribuendosi il lavoro. Una collaborazione fruttuosa ed inevitabile. L’evoluzione dei vertebrati, dai pesci all’uomo, è una costante ricerca di una collaborazione tra questi e la comunità microbica: il sistema immunitario adattativo, quello che caratterizza gli organismi più complessi, si è evoluto per distinguere chi non attaccare, più che chi distruggere. Non solo: contribuisce anche a favorire i batteri che devono colonizzarci, riconoscendo per esempio alcune sostanze che favoriscono la crescita di biofilm, colonie batteriche particolarmente “adesive” e resistenti, e favorendone la prevalenza.
Quali batteri tenere e quali “buttare fuori” dipende molto dal contesto, e le cellule dendritiche dell’intestino hanno “tentacoli” destinati proprio a sentire le caratteristiche dell’ambiente microbico intestinale. Dei “sensori” specializzati la cui risposta è “in”, ovvero tolleranza, oppure “out”, ovvero infiammazione.
Ormai il sistema immunitario adattativo, quello che condividiamo con i vertebrati, viene descritto attraverso nuove parole: dialogo, negoziato, cooperazione, diplomazia.
“Le forze armate immunitarie, in altri termini, ci sono ancora. Ma sono soggette ad altre influenze che si sono evolute più ingegnosamente, concentrandosi sui dettagli degli scambi tra le molte altre specie a cui ci uniamo in una più ampia comunità di cellule. È un’idea senz’altro più accettabile di quella puramente militaresca.” Jon Turney , “La guerra dentro di noi” Internazionale n°1162, 2016
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