Che la dieta abbia a che fare con le malattie infiammatorie e in particolare quelle autoimmuni, tra cui anche la psoriasi, è ormai una informazione consolidata scientificamente. È ancora difficile dire esattamente come intervenire sulla dieta per contrastare queste malattie, ma alcune informazioni sono chiare.
L’obesità è un fattore di rischio e peggiora i sintomi e le manifestazioni della psoriasi.
Svariate sostanze con azione pro-infiammatoria sono presenti a livelli elevati negli obesi, mentre altri mediatori chimici che abbattono l’infiammazione sono particolarmente bassi. Il tessuto adiposo, in particolare quello viscerale, è un organo endocrino attivo con un ruolo fondamentale nel metabolismo dei grassi e del glucosio, nell’infiammazione, nella coagulazione e nei processi mediati da insulina.
Tra l’altro un peso considerevole può rappresentare un problema in più per l’efficacia dei farmaci usati nelle forme gravi di psoriasi.
La dieta mediterranea, sobria, moderata nelle quantità, con i grassi apportati soprattutto dall’olio extravergine di oliva e gli antiossidanti presenti comunemente nelle verdure e nella frutta, che sono componenti fondamentali di questa dieta, si è dimostrata utile nel ridurre la gravità della psoriasi. Analogamente sono utili i grassi ricchi di omega 3 che sono presenti in pesci “di acque fredde” come salmone, merluzzo, aringa, sgombro, trota. Tante altre diete sembrano associate al miglioramento della psoriasi, ma l’elemento unificante è la perdita di peso e la presenza di acidi grassi ad azione antiossidante (omega 3, olio di pesce, olio extravergine di oliva). Alimenti da evitare in generale sono l’alcool, la carne rossa e i prodotti lattiero-caseari, a causa del loro elevato contenuto di grassi saturi.
Questo è quanto oggi si è riusciti a dimostrare con un rigoroso metodo scientifico.
Molte domande rimangono aperte però dalle osservazioni cliniche che riguardano la risposta soggettiva agli alimenti (perché a una persona un determinato alimento causa un peggioramento dei sintomi e ad altri no?) che sembrerebbe essere mediata in misura importante dalla natura del microbiota intestinale. Questo è il tema della ricerca del futuro: come modificare e adattare a ogni singolo soggetto una dieta che porti ad un livello di infiammazione il più basso possibile?
Oggi il supporto più importante è l’osservazione individuale: tenere un diario alimentare, fare attenzione a quello che si mangia, alla quantità e fare alcuni esperimenti per vedere se la malattia migliora o peggiora è un buon sistema. Alcuni pazienti psoriasici, ad esempio, sono sensibili al glutine e possono beneficiare di una dieta senza glutine.
In generale è utile anche ascoltarsi e governare il proprio umore perché lo stress è un fattore che altera il microbiota intestinale, che a sua volta interviene sui livelli di infiammazione.
Paradossalmente la psoriasi grave è stata associata anche a carenze nutrizionali: il motivo è la perdita accelerata di sostanze nutritive dovuta alla iperproliferazione e desquamazione della pelle, quindi in certi casi un aumento della quota proteica può essere raccomandabile.
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