L’artiglio del diavolo è una pianta originaria delle savane del Kalahari tra Sudafrica e Namibia. Il nome tanto minaccioso deriva dal fatto che i suoi frutti hanno la forma di uncini ricurvi che uscendo dal terreno possono intrappolare le zampe di animali e quindi farsi trasportare.
Le radici sono ricche di principi attivi, tra cui il principale è l’arpagoside, sostanze dotate di proprietà antinfiammatorie la cui efficacia è stata evidenziata nel trattamento dei reumatismi e dell’artrosi.
L’artiglio del diavolo agisce sul dolore e sull’infiammazione. Migliora nettamente la mobilità articolare riuscendo nelle forme più lievi a sostituire i classici trattamenti antinfiammatori. Di questi ultimi inoltre non possiede altrettanti effetti collaterali come il mal di stomaco, sebbene ne sia controindicato l’uso in presenza di ulcera gastrica e duodenale.
Gli sportivi lo utilizzano con successo per evitare le tendiniti e i dolori articolari dovuti agli sforzi. La radice dell’artiglio del diavolo favorisce anche l’eliminazione dell’acido urico e per questo è efficace nel trattamento della gotta, dove esiste una componente infiammatoria. Numerosi studi clinici confermano queste proprietà.
La droga, cioè la parte attiva della pianta, viene principalmente utilizzata sotto forma di polvere in capsule; per una buona efficacia della cura è suggerito un trattamento di alcune settimane, naturalmente con prodotti con un dosaggio adeguato di estratto, da 60 a 100 mg al giorno di arpagoside.
Nella pratica clinica si è dimostrato efficace anche nell‘uso esterno, in crema o gel.
Nelle persone che hanno una storia di sanguinamento gastrico è meglio evitarne l’uso, e lo stesso per chi usa antiaggreganti piastrinici, analogamente agli altri antinfiammatori che possono aumentarne l’azione anticoagulante. Anche in gravidanza e allattamento è prudente evitarne l’uso per via orale, non essendoci conferme sulla sicurezza.
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