Prendi qualcosa, vedrai che ti passa: mai così vero.
Qualsiasi rimedio assumiamo della cui efficacia siamo convinti funziona; spesso è efficace anche se la convinzione è scarsa: qualcosa meno, forse, ma un po’ funziona.
Più o meno è questo l’effetto placebo: se prendiamo un rimedio che pensiamo possa farci bene, stiamo meglio.
Quasi tutti lo abbiamo sentito nominare, ma pochi sanno quanto sia effettivamente potente.
I ricercatori lo considerano attentamente, a tal punto che ogni studio sperimentale di farmacologia ha il suo confronto con il placebo: molte volte un farmaco funziona solo poco più del placebo, spesso esattamente allo stesso modo.
Un paio di considerazioni sull’efficacia:
Il placebo funziona anche quando lo sai: persone consapevoli di prendere un placebo hanno ottenuto dei discreti risultati in termini di efficacia. Se a consigliarlo è un medico che gode di un certo prestigio o fiducia naturalmente funziona di più, così come se ci sono molti attestati appesi alla parete dello studio medico; meglio ancora, se viene spiegato bene il meccanismo di funzionamento del farmaco (ipotetico).
Attenzione particolare va prestata al contrario del placebo: il nocebo.
Prendere qualcosa che pensiamo ci faccia male ci farà male davvero. Questo “non rimedio” apparentemente non tossico è molto più diffuso e pericoloso di quanto pensiamo.
Nelle persone spaventate dai farmaci o diffidenti nei confronti della medicina, qualsiasi cosa assunta avrà molto probabilmente degli effetti collaterali. Un vaccino provocherà sicuramente più fastidio di un farmaco conosciuto (ma più pericoloso) come l’Aspirina. Nelle persone che hanno problemi alimentari qualsiasi cibo può far male e qui il problema è enorme, dal momento che bisogna mangiare ogni giorno.
Nella società della paura e della diffidenza che i media e certa politica amano costruire per vendere i loro prodotti, un’aspettativa negativa ha molte possibilità di avverarsi; un’idea di pericolo che passa di bocca in bocca (magari riferibile ad un individuo “diverso”) è un insidioso nocebo, uno dei più difficili da gestire.
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Il principio attivo del Gentalyn è la gentamicina, un antibiotico ad ampio spettro. Nel Gentalyn beta oltre all’antibiotico è presente anche un cortisonico (betametasone) a media potenza.
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