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La meravigliosa efficacia del placebo

Prendi qualcosa, vedrai che ti passa: mai così vero.

Qualsiasi rimedio assumiamo della cui efficacia siamo convinti funziona; spesso è efficace anche se la convinzione è scarsa: qualcosa meno, forse, ma un po’ funziona.

Più o meno è questo l’effetto placebo: se prendiamo un rimedio che pensiamo possa farci bene, stiamo meglio.

Quasi tutti lo abbiamo sentito nominare, ma pochi sanno quanto sia effettivamente potente.

I ricercatori lo considerano attentamente, a tal punto che ogni studio sperimentale di farmacologia ha il suo confronto con il placebo: molte volte un farmaco funziona solo poco più del placebo, spesso esattamente allo stesso modo.

Un paio di considerazioni sull’efficacia:

  • Per quali malattie funziona il placebo? Un po’ in tutte le situazioni, ma in misura diversa. Queste le più dimostrate in ordine crescente di efficacia: ipertensione, cardiopatie, angina pectoris, infezioni disturbi gastrointestinali (specie se acuti), ulcera, iperacidità, nausea, asma, patologie psichiatriche (meno nella depressione, più nella schizofrenia), ansia, sonno; il campo in cui sembra funzionare meglio è quello del controllo del dolore, sia acuto che cronico: qui parliamo di un’efficacia nel 50% dei casi, ma in certe situazioni si arriva anche all’80%.
  • In che forma farmaceutica funziona meglio? Ecco un altro elenco in ordine di efficacia crescente: le creme e le gocce funzionano meno, meglio comunque se di sapore amaro o comunque forte; le compresse un po’ di più e meglio se più grosse; il colore è importante, il verde è meglio per l’ansia mentre il giallo sembra meglio per la depressione; anche un costo elevato della terapia sembra favorire l’effetto. Le capsule fanno qualcosa in più delle compresse, le fiale intramuscolo o meglio endovena sono ancora più efficaci, specie se la ritualità della somministrazione è accentuata; l’intervento chirurgico è il top. Stiamo parlando sempre del “niente”: un falso intervento chirurgico, con una bella anestesia generale, specialmente se attuato con una nuova tecnica, è quello che risolve una percentuale maggiore di situazioni. Naturalmente un medico autorevole e carismatico modifica ulteriormente la risposta.

Il placebo funziona anche quando lo sai: persone consapevoli di prendere un placebo hanno ottenuto dei discreti risultati in termini di efficacia. Se a consigliarlo è un medico che gode di un certo prestigio o fiducia naturalmente funziona di più, così come se ci sono molti attestati appesi alla parete dello studio medico; meglio ancora, se viene spiegato bene il meccanismo di funzionamento del farmaco (ipotetico).

Attenzione particolare va prestata al contrario del placebo: il nocebo.

Prendere qualcosa che pensiamo ci faccia male ci farà male davvero. Questo “non rimedio” apparentemente non tossico è molto più diffuso e pericoloso di quanto pensiamo.

Nelle persone spaventate dai farmaci o diffidenti nei confronti della medicina, qualsiasi cosa assunta avrà molto probabilmente degli effetti collaterali. Un vaccino provocherà sicuramente più fastidio di un farmaco conosciuto (ma più pericoloso) come l’Aspirina. Nelle persone che hanno problemi alimentari qualsiasi cibo può far male e qui il problema è enorme, dal momento che bisogna mangiare ogni giorno.

Nella società della paura e della diffidenza che i media e certa politica amano costruire per vendere i loro prodotti, un’aspettativa negativa ha molte possibilità di avverarsi; un’idea di pericolo che passa di bocca in bocca (magari riferibile ad un individuo “diverso”) è un insidioso nocebo, uno dei più difficili da gestire.

 

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