La pelle è un organo fatto di cellule vive che crescono in strati successivi, un po’ come la corteccia degli alberi, modificandosi nel corso della loro evoluzione dal centro verso l’esterno.
Sotto, appena sopra il tessuto muscolare o adiposo, c’è il derma, una zona ben vascolarizzata, quindi irrorata dal sangue, in cui le cellule della pelle continuano a generarsi. Man mano che sono rimpiazzate dagli strati sottostanti, migrano verso la superficie esterna perdendo progressivamente vitalità, acqua (ma non importanti funzioni biologiche), fino a formare negli strati superficiali un tessuto più o meno spesso, resistente agli agenti esterni, fatto da cellule morte di cui rimane poco più che la parete cellulare, tenute assieme da un “cemento” fatto di cere e grassi.
Il ciclo completo di vita delle cellule della pelle, da cellule “neonate” a cellule morte pronte per squamarsi, impiega circa 28 giorni; se però la pelle viene lesa in qualche modo reagisce molto più velocemente.
Cosa si può capire da tutto questo? Alcune cose importanti, oltre al fatto che se un bambino si scrive sulla pelle prima o poi si troverà pulito.
La prima è che se la parte che ci protegge è fatta da cellule morte cementate dai grassi, una detersione eccessiva o troppo frequente, che asporta troppo grasso, toglie la necessaria protezione agli strati sottostanti esponendoli a sollecitazioni che non sono abituati a sopportare. Quindi lavarsi troppo o con detergenti troppo aggressivi non fa bene. In particolare quando la pelle è già infiammata, come negli eczemi, nelle allergie, in generale nel prurito, togliere il grasso aumenta la sensibilità, mentre metterlo la diminuisce: ecco perché le creme “idratanti” sono in realtà spesso emollienti, cioè ammorbidiscono perché grasse.
La seconda è che se la pelle è viva ed “umida” negli strati sotto quello più superficiale, e lo è perché viva e perché la vita c’è solo quando c’è umido, se vogliamo guarire rapidamente e bene da una ferita, un’abrasione, un taglio, dobbiamo tenere umida la pelle e non farla seccare.
Se l’ambiente è umido le cellule possono crescere, moltiplicarsi, migrare verso l’esterno e fare tutti quei processi di trasformazione che servono a generare una pelle sana.
Per questo sulle ferite ampie, sulle abrasioni ed ancor più sulle piaghe, è meglio evitare la formazione delle croste (no quindi alle polveri per “seccare”) che, al contrario di quanto si pensa comunemente, rallentano la guarigione invece di favorirla.
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