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Punture di vespa: rimedi di emergenza

Delle punture di zanzara ci si accorge solo grazie al prurito che insorge qualche minuto dopo la puntura. Quelle di vespa invece, come quelle di altri grossi insetti come api e tafani o di certe specie di meduse, sono immediatamente molto dolorose.

Il fatto di accorgersi immediatamente della puntura però ha anche un vantaggio.

Qualunque sia il tipo d’insetto, il veleno che inietta provoca subito un’irritazione locale per poi espandersi lentamente man mano che viene assorbito dai tessuti colpiti. Più che di un veleno potremmo parlare di una serie di sostanze che provocano inizialmente un’importante irritazione, poi una risposta del sistema immunitario con infiammazione, dolore e talvolta anche i sintomi più gravi caratteristici dello shock anafilattico (difficoltà di respiro, gonfiore di labbra, glottide e palpebre, nausea, calo della pressione, sensazione di svenimento ecc.).

L’assorbimento però impiega solitamente qualche minuto: il veleno generalmente rimane quindi nelle zone superficiali della pelle diffondendosi ed entrando in circolo poi gradualmente anche grazie alla forte irrorazione sanguigna causata dall’infiammazione che il veleno stesso ha generato.

Una volta raggiunti gli strati profondi dei tessuti la risposta farmacologica più comune alla reazione allergica è il cortisone, in crema se la reazione è lieve o per via interna, quindi per bocca o iniettato, se più grave. Le persone che hanno già avuto una reazione allergica molto grave, come uno shock anafilattico dovrebbero avere con sè dell’adrenalina iniettabile, in questo caso l’unico vero rimedio di emergenza.

Se però, proprio grazie al dolore immediato, si riesce a intervenire nei primi due o tre minuti dalla puntura ci sono rimedi che rompendo chimicamente il veleno lo inattivano e bloccano sul nascere la risposta allergica: questa è di sicuro la soluzione migliore perché elimina all’origine sia l’infiammazione che il dolore, il gonfiore e soprattutto il rischio di una risposta allergica pericolosa.

Il più diffuso e pratico di questi sistemi è l’ammoniaca contenuta in appositi stick, delle piccole “penne” da tasca con una spugnetta all’estremità: strofinando per bene nella zona della puntura la poca ammoniaca assorbita è in grado di degradare la maggior parte del veleno rendendolo inoffensivo. Questo piccolo rimedio dovrebbe far parte di ogni dotazione di pronto soccorso quando si va in zone potenzialmente a rischio.

In assenza di ammoniaca, se si è a casa, anche l’aceto forte funziona abbastanza bene: un batuffolo di cotone o di carta assorbente ben impregnato di aceto va strofinato con decisione nella zona della puntura. Anche in questo caso la rapidità dell’intervento è l’elemento chiave per un buon risultato.

Infine, se proprio non c’è altra soluzione (e se c’è un fumatore in giro, cosa per fortuna sempre meno frequente), il calore intenso generato dalla brace di una sigaretta o dalla vicinanza con la fiammella di un accendino è anch’esso in grado di rompere il veleno presente negli strati superficiali della pelle: naturalmente bisogna stare molto attenti a non creare un’ustione, il limite è molto labile. Un rimedio tutt’altro che raccomandabile quindi, ma comunque potenzialmente utile in caso di emergenza, cioè quando il rischio di una reazione pericolosa è importante.

Naturalmente, negli allergici a rischio di shock anafilattico, tutto questo non deve escludere un atteggiamento prudente: quindi la rapidità di intervento con l’adrenalina o di supporto medico rimangono fondamentali. Il rimedio “di emergenza” in questo caso può essere utile tutt’al più per rallentare o attenuare la reazione pericolosa.

 

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