In Trentino i casi di encefalite da zecca sembrano essere in aumento, ne sono stati segnalati 40 nel 2022, ma quant’è davvero il pericolo?
Sono molti i fattori che intervengono e sono legati all’ambiente, al clima e alla frequentazione dei boschi da parte di persone e animali.
Il mutamento climatico ha sicuramente favorito lo sviluppo delle zecche: il clima più caldo ha permesso la loro vita anche ad altitudini di quasi 2000 metri, cosa che anni fa non era immaginabile. Il periodo di attività è allungato come si è allungata la stagione calda, soprattutto nei primi mesi dell’anno. L’area di presenza delle zecche si è gradualmente espansa dall’asta dell’Adige, il bacino iniziale, a molte zone circostanti fino a coprire gran parte della provincia.
Lo sviluppo delle popolazioni di ungulati è un altro fattore positivo per le zecche: più caprioli e più camosci vuol dire più “cibo” per le zecche, quindi una maggiore presnza. Dove invece ci sono più predatori (lupi) c’è meno selvaggina e quindi anche meno zecche: un equilibrio da ritrovare.
Infine la tempesta Vaia: grandi aree sono state deforestate dal vento, i grandi alberi sono caduti e rimossi e molti cespugli sono cresciuti favorendo il contatto tra le zecche (che stanno sui cespugli e si lasciano cadere sulla “vittima”) e i loro vettori.
Quindi complessivamente le zecche sono in aumento.
Di tutte queste zecche però solo una parte è infetta e quindi può contagiarci: si stima che molte sono quelle infette con il batterio che causa il morbo di Lyme o Borelliosi (la Borrelia): circa una su 5. Il pericolo d’infezione è quindi elevato, ma il timore può essere bilanciato da due elementi: se la zecca viene rimossa rapidamente (entro 24 – 36 ore dal morso) il pericolo che infetti la persona è molto ridotto; se poi la malattia è riconosciuta (grazie ai sintomi caratteristici e collegata a un morso di zecca occorso nelle settimane precedenti) è curabile completamente con gli antibiotici. Negli ultimi anni i casi segnalati in provincia di Trento sono in calo, meno di 30 nel 2022.
Solo l’1% delle zecche sembra infetta invece con il virus della meningoencefalite nelle zone in cui anche questa malattia si è diffusa, ma l’area si sta sempre più ampliando: anche qui prima si rimuove l’animale e minore è il pericolo (meglio non più di 12 ore), ma la malattia è sicuramente più seria e la cura è solamente sintomatica. Febbre alta fuori stagione e forte mal di testa sono sintomi da non sottovalutare in caso di morso di zecca.
Il vaccino per l’encefalite è raccomandato ai lavoratori che stanno a lungo nei boschi, mentre non lo è per la popolazione generale, ma è comunque disponibile gratuitamente presso l’azienda sanitaria provinciale. Per la malattia di Lyme non c’è invece il vaccino.
Il pericolo è quindi reale ma non tale da impedire una serena frequentazione dei boschi.
La regola base è comunque questa: utilizzare repellenti quando si va nel bosco o nei pascoli, specie nelle zone cespugliose, controllarsi e farsi controllare al ritorno e rimuovere al più presto le zecche che ci hanno morso.
“Sono demente”, “Mi verrà l’Alzheimer”, “Oddio non ricordo più nulla”, sono frasi che ognuno di noi ha detto o ha sentito dire, da un suo conoscente, un suo amico, un suo familiare.
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