L’encefalite trasmessa da zecche (o TBE) viene trasmessa all’uomo dalla puntura di zecca ed è causata da un virus. Peraltro, solo una piccola percentuale delle zecche è infetta, e anche quando la zecca è infetta e trasmette il virus, nella maggior parte dei casi non si sviluppa la malattia, oppure si ha solo febbre e modesta cefalea. I casi gravi sono una minoranza e non esistono comunque terapie specifiche. In Trentino fino a maggio 2017 sono stati registrati in tutto circa 120 casi di malattia.
Fino al 1999 tutti i casi si erano verificati nella Valle dei Laghi (Terlago e Cavedine), per cui si riteneva che il virus fosse presente solo in quella zona; poi si sono avuti casi anche in Val di Non, Val di Cembra, Valle dell’Adige (zona Rotaliana), infine nel 2013 si sono verificati casi in Val Lagarina. È stato segnalato un caso in Val di Sole e uno ad Arco. Nel 2016 si è avuto un caso in Vallarsa e almeno 4 casi attorno al Monte Calisio/Argentario.
Abbiamo però degli elementi per ritenere che il virus possa essere presente in tutto il Trentino, perché anticorpi contro il virus sono stati trovati in uomini ed animali in tutta la provincia.
Come si previene?
Per prevenire l’encefalite trasmessa da zecche è anzitutto fondamentale seguire scrupolosamente le precauzioni generali contro le zecche, che valgono anche per le altre malattie trasmesse da zecche, come la malattia di Lyme.
1 Evitare di essere punti.
Possono essere utili abiti coprenti ben chiusi a collo, polsi e caviglie. I repellenti cutanei non sono molto efficaci ed eventualmente vanno applicati più volte al giorno.
2 Controllare se si hanno zecche addosso.
È fondamentale ispezionare ogni sera tutto il corpo, magari con l’aiuto di uno specchio o un’altra persona; altrimenti spesso le zecche passano inosservate.
3 Togliere la zecca prima possibile.
La probabilità di trasmissione di malattie aumenta se la zecca resta attaccata a lungo. Usare le pinzette apposite, o comunque a punta sottile, afferrare la zecca il più vicino possibile alla pelle e tirare senza strappi. Se rimane nella pelle qualche frammento di zecca, può essere tolto usando un ago di siringa sterile. Non applicare sulla zecca calore o sostanze irritanti. Non toccare la zecca con le mani. Disinfettare, con disinfettanti che non colorano la pelle. La zecca estratta dovrebbe essere bruciata, o imprigionata nel nastro adesivo.
4 Vigilare se compaiono disturbi.
Per almeno 30-40 giorni controllare ogni giorno la pelle nella zona della puntura, per vedere se compare una macchia rossa che si allarga sempre più. Potrebbe trattarsi dell’Eritema Migrante, segno di malattia di Lyme: rivolgersi al medico senza indugio. Stare attenti anche se compaiono febbre, malessere, mal di testa, dolori alle articolazioni, ingrossamento delle ghiandole, alterazioni della pelle di altro tipo.
5 Quando rivolgersi al medico?
Se si manifestano i disturbi elencati sopra, specialmente la chiazza rossa che si allarga, è bene rivolgersi urgentemente al medico curante, o alla guardia medica (il medico competente può effettuare la diagnosi, ma non può prescrivere farmaci).
Questo anche se non ci si è accorti di esser stati punti da una zecca. Dovrebbero anche far pensare a malattie da zecca quelle che sembrano influenze ma sono fuori stagione.
Il vaccino contro la TBE
Contro la TBE è disponibile la vaccinazione, che è già diffusamente utilizzata in Austria fin dagli inizi degli anni ’80, ed in misura più limitata anche in Germania ed altri stati europei.
Il vaccino è costituito da virus ucciso. La somministrazione viene effettuata per iniezione intramuscolare. Il primo ciclo vaccinale richiede 3 somministrazioni (la prima, poi la seconda a 1-3 mesi dalla prima e la terza a 5-12 mesi dalla seconda). Successivamente vanno effettuati dei richiami, il primo a 3 anni, ed i successivi a distanza di 5 anni.
Questo vaccino, oltre che molto efficace, sembra ragionevolmente sicuro, ma anch’esso, come tutti i farmaci, può avere effetti indesiderati, raramente anche gravi. Negli studi scientifici dedicati alla sicurezza di questo vaccino, condotti su oltre 8000 persone, non sono emersi effetti gravi. Successivamente alla commercializzazione, e all’uso su molti milioni di persone, nei paesi di lingua tedesca sono stati segnalati almeno una quindicina di casi di malattie neurologiche gravi (paralisi e altro) insorte poco dopo questa vaccinazione e che si sospetta siano legate ad essa, ma per casi così rari è molto difficile riconoscere un rapporto di causa effetto. In ogni caso, anche se fossero confermati, si può ritenere che la frequenza di questi effetti indesiderati gravi sarebbe circa di un caso ogni milione di dosi di vaccino; si tratta di una frequenza rara, e simile a quella che si ha per altri vaccini. Inoltre il vaccino è controindicato in chi abbia un’allergia grave alle proteine dell’uovo e del pollo.
Chi fa bene a vaccinarsi?
Visto che anche il vaccino presenta dei rischi, per quanto limitati, è opportuno che si vaccinino solo le persone realmente a rischio di contrarre la malattia.
Non sembra corretto raccomandare la vaccinazione per tutti i lavoratori all’aperto; si può dire che generalmente il vaccino può essere indicato per i lavoratori in ambiente agricolo e forestale, ma si dovrebbe cercare di personalizzare il consiglio in base ad alcuni elementi individuali, che sono soprattutto: quanto spesso si viene punti (le zecche si orientano con l’odore e vanno su certe persone a preferenza di certe altre) e dove si lavora.
1) La vaccinazione è fortemente consigliata per chi lavora nelle valli dove si sono verificati casi di malattia (valle dei Laghi, di Non, di Cembra, dell’Adige e Val Lagarina). Tuttavia, vista l’ampia distribuzione della zecca vettrice del virus sul territorio provinciale, si raccomanda la vaccinazione a tutto il personale professionalmente esposto a questo parassita.
2) Per chi inizia a lavorare in bosco e non può ancora sapere quanto spesso viene punto, è chiaro che è più esposto a rischio chi deve lavorare a bassa quota, in zone umide, tra i cespugli o nell’erba alta, mentre lo è meno chi svolge la sua attività a quote più elevate (sopra i 2.000 metri), in presenza di scarso sottobosco o prevalentemente su strade forestali.