La medicina contemporanea è da tempo vittima del fascino del farmaco: una medicina per ogni disturbo, una guarigione per ogni malattia, ma anche nessuna guarigione senza un farmaco.
C’è qualcosa che non torna, è evidente: non sempre il farmaco è la risposta giusta, non da tutto si può guarire, e si può guarire anche senza farmaci.
Il vero protagonista della guarigione è il malato, la medicina principale ed ineludibile sono le sue risorse: il proprio sistema immunitario, innanzitutto, e la buona cura di sé.
Il campo in cui questa differenza d’impostazione è oggi particolarmente attuale è quello delle piccole infezioni, sia quelle legate alle malattie “invernali”, che le cistiti ricorrenti nella donna. Si tratta dei due ambiti in cui il ricorso ai farmaci, ed in particolare agli antibiotici, è diventata una routine pericolosa per il malato stesso e per l’intera collettività. La resistenza agli antibiotici è un problema di dimensioni importanti.
Il “nuovo farmaco” che sta venendo alla ribalta si chiama “vigile attesa”: nient’altro, o nientemeno, che un atteggiamento prudente ed attento.
Di fronte a queste malattie l’idea è non intervenire più ai primi sintomi con l’antibiotico, ma osservare attentamente l’evoluzione della malattia sostenendo il malato con una serie di piccoli rimedi, sintomatici, semplici o comunque delicati come quelli naturali, che permettono il più delle volte di trascorrere senza grandi disagi quel minimo di tempo che è necessario per una naturale risoluzione del problema. Il tutto, naturalmente, con quel po’ di attenzione e cura di sé, come un buon riposo, che è naturale applicare durante la malattia.
La chiave di questo processo però è nel termine “vigile”: vuol dire prestare adeguata attenzione a quanto sta accadendo, naturalmente in condivisione col medico, in modo da intervenire anche con gli antibiotici (in questi casi) o con i farmaci più potenti ed adeguati, qualora si intuisca che invece di andare verso una guarigione spontanea si va in direzione opposta.
Quest’atteggiamento di vigile attesa non sembri una cosa da poco: studi molto seri dimostrano che, quando viene applicato, una gran parte delle situazioni si risolve positivamente, evitando l’utilizzo di quantità enormi di farmaci ed in particolare di antibiotici.
Fa parte di una cultura sanitaria generale della popolazione e dei medici: dove questa cultura della vigile attesa è applicata, come nei paesi del nord Europa o in certe regioni italiane, si usano circa un terzo degli antibiotici rispetto a nazioni come l’Italia, la Grecia o il Portogallo, ma la qualità della vita e della salute non cambia. Cambiano solo i rischi, ed in meglio.
Per saperne di più: https://it.wikipedia.org/wiki/Vigile_attesa
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