Il Ministero della Salute ha emesso una raccomandazione ai medici che dice: l’uso di sigle, abbreviazioni, acronimi, e simboli nelle ricette mediche può indurre in errore e causare danno ai pazienti, quindi cercate di evitarne l’uso. Questo in particolare nel caso dei farmaci.
Che la brutta scrittura dei medici sia diventata un luogo comune, una metafora dell’illeggibilità, è noto. Si dice “sembra l’abbia scritta un medico” proprio per significare che non si riesce a decifrare nulla.
Nella medicina di molti anni fa, una scienza quasi “privata” in cui le comunicazioni erano riservate agli specialisti del settore, la scrittura difficile garantiva una certa riservatezza: medici, specialisti e farmacisti avevano sviluppato una capacità di lettura ed una immaginazione notevoli, sufficienti a barcamenarsi tra strumenti e medicinali che erano meno e più semplici di ora.
Il problema degli errori possibili in medicina è aumentato con la crescita della complessità, specificità e singolarità tecnica dei processi e delle terapie: oggi gli errori sono un problema che va affrontato prevenendoli, ed è in questo senso che si muove la raccomandazione. Promuove quindi una condivisione a livello generale di tutte le abbreviazioni, sigle e modalità prescrittive: ad esempio viene chiesto di scrivere in stampatello, di scrivere i nomi dei principi attivi per esteso, di usare i numeri arabi (1, 2, 3..) e non quelli romani ecc, tanti piccoli particolari che possono evitare equivoci. E naturalmente di usare tutte le volte possibili gli strumenti informatici.
Ma non c’è solo questo aspetto: adesso la medicina vede il paziente protagonista, ed è quindi indispensabile che anche lui, o lei capisca quello che c’è scritto.
Cosa si può fare?
La tecnologia aiuta certamente: la ricetta elettronica ha abbattuto in modo considerevole la possibilità di errori e la scrittura informatizzata è certamente leggibile. Questo vale per i farmaci ma anche per gli esami di laboratorio, se non si usano sigle troppo astruse. Anche la buona pratica della compilazione della cartella elettronica, e il suo uso da parte dei pazienti, sta aiutando molte persone.
Le molte ricette che ancora vengono scritte a mano rimangono però un problema.
La soluzione è duplice: che i medici scrivano meglio, il che non è facile, e che i pazienti, quando prendono in mano la prescrizione, la leggano. Se non ci riescono non c’è altro da fare che farsela tradurre, o, meglio, trascrivere in modo leggibile.
Non è più il tempo delle brutte scritture: ne va della propria salute.
Per saperne di più: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2802_allegato.pdf
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