Quando si è costretti a lavarsi frequentemente le mani, si lavora a lungo con acqua e detergenti o in un ambiente con sostanze o materiali aggressivi nei confronti della pelle, sentiamo naturalmente il bisogno di idratare le mani. La pelle secca e talvolta assottigliata ci modifica la percezione tattile, acuisce la sensibilità e nello stesso tempo limita la nostra capacità di eseguire lavori fini, in particolare modifica l’aderenza alle superfici che spesso sfruttiamo per molte attività quotidiane: il contatto con la carta è una di quelle più frequenti.
Per avere le mani immediatamente meno secche e più idratate, il gesto più naturale è quello di bagnare il dito con la saliva per far scorrere le pagine di carta o mettere le mani sotto l’acqua. La cosa funziona per un istante ma non di più.
L’ idratazione infatti solo per certi versi dipende dal contenuto di acqua della pelle: la questione fondamentale è che l’acqua, nella pelle, è trattenuta dallo strato di grasso presente superficialmente, in particolare quello che tiene adese alla superficie di contatto le cellule più esterne. Sono cellule quasi morte e svuotate di gran parte del contenuto (il citoplasma) che costituiscono la barriera protettiva per tutti i tessuti più vitali sottostanti, in continua rigenerazione. La pelle infatti cresce dall’interno verso l’esterno continuando a squamarsi e rigenerarsi: è il grasso che impedisce l’evaporazione eccessiva dagli strati di cellule più interni.
Il grasso è come la malta che tiene assieme i mattoni di un muro: se togliamo troppo grasso con attività usuranti o con l’uso frequente di sapone o soluzioni idroalcoliche, si riduce la protezione ed aumenta enormemente l’evaporazione.
Fino a quando lo strato di grasso non è naturalmente ripristinato dalla trasformazione delle cellule sottostanti in un tessuto che sigilla nuovamente la superficie (ci vogliono molte ore), avremo la sgradevole sensazione di mani secche e una maggiore fragilità complessiva che può portare spesso a fessurazioni e crepe anche dolorose.
Le creme per le mani, quindi, non devono tanto ripristinare l’acqua, ma soprattutto lo strato di grasso, ed è per questo che, con centinaia di formule diverse, si tratta sempre di emulsioni di acqua in una fase grassa.
Quello che fa la differenza è la qualità di questi grassi e le sostanze che li tengono insieme all’acqua: le formule industriali più banali usano la vaselina, derivato del petrolio, assieme a sistemi di sostanze emulsionanti. Più raffinate sono quelle che usano grassi vegetali di vario tipo e cere. La gradevolezza della sensazione dipende molto dalla formulazione e dalla sensibilità di ciascuno: la scelta è molto ampia. Spesso viene aggiunta della glicerina che inizialmente dà una sensazione gradevole, ma deve essere presente in quantità ridotta, altrimenti, in quanto alcol, tende a disidratare a sua volta.
Quando però c’è bisogno di un ripristino consistente del film idrolipidico sono più efficaci le creme che contengono le ceramidi, i grassi che in natura formano in gran parte il “cemento” tra le nostre cellule superficiali. Leggermente meno gradevoli nell’uso, sono però molto efficaci nel ricostruire la barriera protettiva e quindi nella vera idratazione.
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