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Microbi ed obesità

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Quanti si sono scontrati con l’esperienza che pur mangiando meno non si buttano giù chili?

L’idea che le calorie siano tutte uguali si è dimostrata (finalmente) sbagliata: noi non siamo una caldaia che brucia qualsiasi cosa nello stesso modo e non ingrassiamo in base a quante calorie mangiamo. Questa, sia chiaro, è stata una spiegazione semplicistica che si è visto bene che non funziona.

È oggi abbastanza consolidato il fatto che molto dipende dai microbi della nostra pancia. Numerose esperienze, sugli animali ma anche sulle persone, hanno dimostrato che l’influenza della popolazione batterica intestinale è straordinaria. Microbi diversi messi nella pancia (con vari sistemi…) portano topi normali ad essere obesi e viceversa, e lo stesso accade negli umani. Cambia radicalmente l’efficienza nell’assorbire le calorie, si modifica una serie di fattori metabolici che portano ad aumentare i rischi per la salute, e cambia anche il desiderio nei confronti del cibo.

È noto, per esempio, che i diabetici hanno una popolazione microbica che accresce il desiderio di zuccheri semplici: la loro è una lotta continua tra volontà e pancia, e quando vince la pancia (cioè i microbi), cioè quando si cede al desiderio del dolce, la lotta diventa difficilissima anche a livello psicologico.

Così è anche per gli obesi, almeno in parte: sono popolati da microbi che chiedono continuamente cibo.

Come cambiare abitudini quindi? Bisogna cambiare il proprio microbiota intestinale.

Mestiere difficile e soggettivo.

Alcune regole semplici potrebbero essere queste:

  • aumentare il consumo di vegetali
  • digiuno intermittente (per permettere l’assestamento delle nuove specie)
  • stare alla larga dai cibi industriali che contengono zero microbi (il che non va bene) ma molti zuccheri semplici ed additivi che complessivamente non fanno bene al nostro microbiota, rendendolo meno vario.

Forse essere consapevoli che una grande variabilità di microbi intestinali è favorevole alla salute, e che questa si ottiene con una grande variabilità anche nella dieta, può aiutare.

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