Le continue scoperte sui nostri (?) microbi, geni, microRNA, e probabilmente qualcos’altro che sta per apparire, ci mostrano un’immagine di noi stessi molto più fluida di quanto immaginavamo. Noi abbiamo l’idea di sapere bene chi siamo, ma forse qualcosa di impreciso c’è. Non è il caso di crearsi problemi di identità, ma da certi punti di vista vale la pena di ridisegnare i nostri confini.
Uno di questi è sicuramente il limite delle nostre interazioni con l’ambiente ed in particolare con quella parte dell’ambiente, il cibo, che entra fisicamente in noi.
Come affrontare questa immensità di interazioni?
Ci sono due tendenze nel mondo scientifico, una più orientata dal lato “commerciale” ed una, forse, più ragionevole.
Quella orientata dal commercio la vediamo all’opera ogni giorno: si prende ogni singola scoperta, se ne fa la moda del momento spiegando con cura ogni dettaglio biochimico, e si suggerisce un uso innovativo e prevalente del cibo di moda o “arricchito”. Di queste mode ne abbiamo viste passare molte.
Quella più ragionevole segue un pensiero che si fonda sulla teoria dell’evoluzione. Noi, come tutti gli esseri viventi, ci siamo evoluti nei millenni in modo da ottimizzare la nostra sopravvivenza in un ambiente ricco di diversità; è probabile quindi che abbiamo trovato dei buoni strumenti per avere un ragionevole equilibrio in un ambiente complesso. Come in tutti gli ecosistemi, la diversità vuol dire capacità di sopravvivere agli stress; proprio grazie a questa diversità siamo certamente in grado di “gestire” alcuni cambiamenti, ma se questi sono troppo estremi, e soprattutto se la diversità viene a mancare, è facile che ci sia uno squilibrio che può nuocere alla salute.
Per questo motivo una dieta ricca di varietà e di alimenti di origine naturale, pare essere la più sana. Gli alimenti industrializzati sono tipicamente poveri di diversità, fatti di pochi “materiali” (mais, soia, zucchero conservanti ecc. sono sempre presenti), impoveriti di nutrienti da molte lavorazioni e sterili. Tutto questo è molto distante da quello con cui ci siamo evoluti.
È per questo che il biologico, il KM zero, la verdura dell’orto, la carne del contadino (poca ma buona), cioè l’alimento meno industrializzato possibile, fa meglio di quanto la scienza del secolo scorso, basata sulla chimica dei primi del ‘900, ci abbia saputo spiegare. La scienza di oggi ci inizia a motivare intuizioni, come l’alimentazione bio, che solo qualche decennio fa parevano semplici stravaganze per appassionati.
Betacarotene: albicocche, arance, cachi e papaia, ma anche spinaci, pomodori e broccoli, senza dimenticare rape, cicoria, peperoni e ovviamente carote.
Il test per le allergie è un modo per capire quali siano le sostanze che possono scatenare delle possibili reazioni allergiche in ciascun individuo.
Unifarm, la società di distribuzione che unisce più di 1000 farmacisti in Trentino, Alto Adige, Veneto, Liguria e Sardegna, lancia una nuova linea cosmetica: innovativa, multifunzione e sostenibile.
La chemioterapia è ormai un passaggio obbligato per moltissime persone: protocolli precisi, affidabili, ma pur sempre impattanti, assicurano una sopravvivenza ai tumori che appena una generazione fa pareva inimmaginabile.
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