Su tutti gli alimenti, a breve, sarà obbligatoria l’etichetta nutrizionale: una tabellina già presente su molti cibi che dice quante calorie ci sono e derivano dai carboidrati, dai grassi e dalle proteine. Come accade spesso, la legge arriva troppo tardi, quando ormai si sa che certe attenzioni non hanno senso.
Per tutto il secolo scorso i nutrizionisti si sono dedicati a creare tabelle che descrivessero quante calorie sono apportate da ciascun cibo. Il presupposto è che noi mediamente generiamo, attraverso la digestione, una certa quantità di calorie (4 per grammo di carboidrati, ad esempio) e che se ne mangiamo più di quanto “bruciamo” ingrassiamo. Per questo tutte le diete erano centrate sulla riduzione delle calorie e sull’aumento del consumo (attività fisica).
Peccato però che le diete non funzionano quasi mai, e che soprattutto i conti non tornano.
Sono stato fatti numerosi esperimenti somministrando la stessa quantità di calorie a soggetti diversi e con alimenti diversi (più carboidrati o più proteine, ad esempio) ed i risultati sono stati incredibilmente differenti. Gruppi di volontari erano aumentati di peso considerevolmente mangiando cibi industriali mentre altri, con lo stesso apporto calorico teorico ma ottenuto con cibi naturali, avevano risultati completamente diversi.
Le calorie quindi non sono tutte uguali.
Anche in questo caso la composizione del microbiota intestinale ha un ruolo straordinariamente importante: è lì che si fa la differenza. Le specie batteriche che “coltiviamo” nel nostro intestino infatti sono in grado di metabolizzare gli alimenti con efficienza molto diversa tra loro. Gli obesi, ad esempio, hanno un microbiota molto efficiente che fa ingrassare anche mangiando poco. Altri hanno microbi che producono acidi grassi essenziali in quantità (buoni), usano bene le fibre ma producono meno sbalzi di glicemia e meno lavoro per l’insulina (e si ingrassa meno).
Si sa anche che il microbiota si coltiva con quello che si mangia. C’è la necessità quindi di generare un “circolo virtuoso” che, con un’alimentazione sana, varia e ricca di fibre, che limiti al minimo i cibi industriali, porti all’esistenza di un microbiota altrettanto sano ed efficiente nel modo giusto.
Non sempre questo è possibile e certamente non è mai facile. Ma il concetto fondamentale è che probabilmente è più importante cosa si mangia rispetto a quanto si mangia.
Tante volte i nostri pazienti iniziano a parlare con questa premessa: posso fare una domanda stupida?
Sia chiaro: non esiste una domanda stupida.
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