Quando i pazienti fanno i difficili, aumenta la probabilità di diagnosi errate. Perché il loro comportamento mette fuori strada i medici e impedisce loro di elaborare le informazioni cliniche in modo appropriato.
Le persone che sono percepite come antipatiche o “sgradevoli” incontrano maggiori difficoltà nella vita: per esempio, vengono condannate a pene più severe. Alcuni studi suggeriscono che qualcosa di simile accade anche con i pazienti “difficili”: essi ricevono infatti diagnosi sbagliate e un trattamento non adeguato più spesso degli altri.
Un’esperimento è stato fatto sottoponendo ai medici diversi quadri clinici da parte di pazienti “normali” oppure “difficili”. Questi ultimi erano pazienti che mettono in dubbio le competenze del medico, ne ignorano i consigli, si comportano in modo aggressivo o molto esigente o completamente inerme.
Questo comportamento schizzinoso influenzava in modo evidente la diagnosi dei medici: la probabilità di una diagnosi errata nei quadri clinici complessi aumentava del 42 per cento, quando si trovavano ad affrontare un paziente difficile.
Un secondo studio su 74 medici specializzandi in Medicina Interna ha confermato i risultati: qui, la probabilità di una diagnosi non corretta per i pazienti difficili aumentava del 20 per cento.
Con i pazienti difficili i medici ricordano meno le informazioni cliniche e più i dettagli relativi al comportamento del paziente. Il comportamento schizzinoso richiede ai medici un maggior dispendio di risorse intellettuali e impedisce loro di elaborare le informazioni cliniche in modo appropriato. Un paziente con un comportamento difficile a volte induce nel medico il bisogno di terminare prima possibile il colloquio.
Nella vita di tutti i giorni i pazienti complicati non sono affatto rari: medici generici riferiscono che il 15 per cento circa dei loro pazienti sono difficili da gestire. Nella loro formazione i dottori imparano sin dall’inizio a controllare le proprie emozioni in modo che esse non interferiscano con il loro compito di medici. Ma il fatto è che i pazienti difficili possono scatenare reazioni che vanno a intralciare una diagnosi basata su un’analisi obiettiva.
I medici hanno a disposizione diverse strategie per contrastare il rischio di diagnosi sbagliate, ma cosa possiamo fare noi pazienti per essere curati per bene? E’ sempre difficile pretendere qualcosa dagli altri, in questo caso dai medici: più facile cambiare qualcosa in noi e metterci, di fronte al medico, in un atteggiamento positivo che, aiutandolo, finisce per aiutare noi stessi per primi.
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