“Dolce radice” è questo il significato originario di liquirizia, pianta della famiglia delle leguminose di cui esistono 18 specie differenti. La più interessante dal punto di vista medicinale è glycyrrhiza glabra una pianta erbacea perenne originaria del Medio Oriente e utilizzata nella medicina cinese ed egiziana fin dall’antichità.
Famosa e largamente impiegata anche nell’industria alimentare per il suo sapore caratteristico dalle note dolciastre (è un potente dolcificante) rappresenta un rimedio tradizionale contro ulcere gastro-duodenali ed è efficace come espettorante per le affezioni catarrali delle alte vie aeree grazie al suo contenuto in mucillagini e alla glicirrizina.
Numerosi studi hanno evidenziato che la componente più importante è appunto la glicirrizina, sostanza che possiede sia un documentato effetto antinfiammatorio, antiossidante, antibatterico ed antivirale, che un’influenza importante sugli equilibri idrosalini del corpo (ritenzione idrica ed aumentata secrezione di potassio). Questi ultimi possono essere sfruttati positivamente nei casi di bassa pressione arteriosa che spesso si acuiscono nella stagione estiva dando luogo a capogiri e debolezza generalizzata. Gli effetti in questo caso sono particolarmente soggettivi: alcune persone si dimostrano molto sensibili, altre quasi del tutto indifferenti. Poichè la glicirrizina non è assorbita a livello intestinale ma metabolizzata in composti assorbibili dal microbiota, è probabile che le differenze soggettive siano dovute anche alla diversa popolazione microbica intestinale dei soggetti.
L’acido glicirretico, il più importante di questi composti assorbibili, è stato segnalato per le proprietà antinfiammatorie ed epatoprotettive e partecipa a tutte le azioni benefiche della liquirizia.
In generale al contenuto di flavonoidi sono attribuibili molte delle attività utili alla salute. Molti altri effetti sono oggetto di studio soprattutto “in vitro”: azioni antimutagene, neuroprotettive, psicoattive ecc.
La parte attiva della liquirizia sono le radici: per sfruttarne appieno i benefici si possono assumere spezzettate sotto forma di decotto (2 cucchiaini da tè per tazza 2 volte al dì). In alternativa ci sono i tronchetti di succo puro ottenuto dalle radici tritate e bollite fino a formare un fluido molto denso e concentrato che si lascia solidificare in pani o stecche: si possono lasciar sciogliere in bocca o in acqua calda (2 grammi al giorno equivalgono a 7-8 tronchetti).
Effetti collaterali noti sono quelli legati all’aumento della pressione e in generale quelli mineralcorticoidi, cioè simili a quelli del cortisone (in parte dovuti alla riduzione della sua metabolizzazione), legati comunque a dosaggi elevati di glicirrizina; per evitarli il trattamento non va prolungato oltre le 6 settimane ed è controindicato nei casi di ipertensione.
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