Sappiamo che la diversità delle nostre cellule è stupefacente, ma esiste un fenomeno che indipendentemente dalla causa è uguale per tutte: l’infiammazione.
Quando arriva un segnale di irritazione da agenti esterni (un trauma o una ferita) o di pericolo (possibili danni legati a sostanze assorbite, lesioni ai tessuti interni o metabolismi alterati), le cellule attivano un paio di meccanismi che infine, sempre nello stesso modo ed indipendentemente dalla causa, generano delle strutture organizzate caratteristiche dette “inflammasomi”. Da questa organizzazione interna della cellula (una specie di “macchina dell’infiammazione”) si attiva tutta la cosiddetta cascata degli eventi infiammatori: il rilascio di sostanze infiammatorie (interleukine), la concentrazione di cellule del sistema immunitario (globuli bianchi), il gonfiore, il calore, il rossore e tutto ciò che normalmente serve a bloccare i patogeni.
L’inflammasoma è una specie di imbuto in cui entrano gli stimoli (microbi, danni ai tessuti, sostanze chimiche, alimentazione eccessiva) ed escono le sostanze che attivano l’infiammazione. Non è tanto importante da dove provenga lo stimolo, ma quanto a lungo persistano le varie cause. Mentre un’infiammazione breve è un ottimo sistema per proteggerci dalle infezioni, un’infiammazione cronica può danneggiare i tessuti sani.
A seconda del tempo in cui rimane attivo l’inflammasoma, delle caratteristiche della struttura e della quantità di interleukine prodotte, si possono avere risultati molto diversi: dalla semplice attivazione immunitaria generica all’Alzheimer, da certi tumori all’aterosclerosi, dalla gotta all’insulino-resistenza, cioè al diabete.
Se per alcune condizioni non possiamo fare granché, altre possono in qualche modo essere limitate: un ambiente sano dove vivere, un’alimentazione sobria e variegata, una modulazione degli sforzi, sono modi per diminuire l’infiammazione generalizzata che, sommandosi a quella occasionale legata ai normali “atti” della vita, potrebbe portare a malattie anche molto importanti.
La questione “alimentazione” è coinvolta in modo interessante nei processi infiammatori. Un’assunzione eccessiva di cibo in una sola volta crea un’infiammazione generalizzata che si risolve rapidamente; l’assunzione costante di cibo in eccesso, anche se il cibo in sé non è una sostanza percepita come “pericolosa” dal corpo, genera infiammazione per lunghi periodi. Si sa anche che il grasso, in particolare quello depositato nell’addome, è una fonte di infiammazione potente, quindi il sovrappeso spiega anche attraverso questo meccanismo l’aumento di malattie come aterosclerosi, infarto e diabete. Poiché tutti gli eccessi alimentari sono convertiti in grassi (scorte) anche mangiare troppi carboidrati porta ad infiammazione.
La prevenzione anche qui la fa da padrona.
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