La vitamina D è una molecola solubile nei grassi, che può essere sia assunta attraverso la dieta che sintetizzata dal nostro corpo grazie alla luce solare. A cosa serve? Al benessere muscolo scheletrico (assieme al calcio), attraverso aumento e mantenimento di massa ossea e tonicità muscolare. A quello della pelle, grazie alla produzione di citochine antibatteriche, e nelle persone con psoriasi, grazie ad un meccanismo che coinvolge il sistema immunitario e la crescita cellulare.
Quali rischi? Si tratta di una vitamina che già troviamo nel nostro corpo “naturalmente”, ma spesso a livelli più bassi di quanto consigliato. Quando non serve, anche se assunta in dosi alte, il corpo sospende la sua attivazione e la conserva nel tessuto lipidico (per questo chi è molto sovrappeso deve assumerne un dosaggio maggiore): effetti collaterali significativi si hanno solo con dosi molto elevate (50000/100000 UI/die) e per un periodo di tempo protratto.
La carenza ci espone invece a dei rischi. I sintomi dell’ipovitaminosi sono generici: senso di debolezza agli arti, pesantezza alle gambe, affaticamento… perciò è molto più sicuro e facile identificarla attraverso l’esame del sangue.
La vitamina D si assume perlopiù come colecalciferolo, la sua forma inattiva che viene attivata a livello renale ed epatico. Si può prendere tutti i giorni, una volta in settimana o una ogni due settimane, dipende dai dosaggi che si utilizzano. In natura è molto presente nei pesci selvaggi più che di allevamento (salmone, merluzzo, trota, etc.) perché si cibano del fitoplancton (ricco di vitamina D); poco negli altri alimenti.
I cibi non sono quindi un supplemento sufficiente: il maggior “integratore” è il sole perché, grazie a questo, viene autoprodotta dalla pelle. Si può pensare che se ne producono 1000 UI/minuto se esposti al sole: il fabbisogno giornaliero è quindi equivalente a 10 minuti al sole, da marzo a settembre, considerando solo quelle parti del corpo che sono normalmente scoperte (mani, viso, parte bassa delle gambe). Tuttavia, considerato che alle nostre latitudini i raggi solari forniscono sufficienti radiazioni UV solo nelle ore centrali della giornata e nei mesi estivi, la supplementazione nei mesi invernali rappresenta la via più sicura per prevenire e/o trattare la carenza documentata da vitamina D.
In farmacia si trova sia come farmaco con obbligo di ricetta sia come integratore con dosaggi anche elevati: in ogni caso, prima di iniziare ad assumerla, è una buona idea ragionare col medico sulla sua utilità e fare un’analisi del sangue per valutare se c’è carenza (meno di 20 ng/ml).
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