Come un tardo autunno: la luce dei giorni si accorcia progressivamente, ci accompagna sempre più verso il buio; così muove il nostro sentire la depressione.
Un male tipicamente moderno, pare. Una spirale di tristezza, fatica, demotivazione. Si fa difficile alzarsi al mattino, trattenere le lacrime, vedere uno spiraglio di possibilità, immaginare un cambiamento, tutto è tremendamente pesante. E si ha la chiara sensazione di non essere capiti dagli altri, quelli che, beati loro, vivono con leggerezza.
Tutti abbiamo dei momenti in cui ci colgono sensazioni come queste, ma il più delle volte qualcosa ci fa uscire dal tunnel: una parola amica, un fatto sorprendente, anche solo una distrazione, un respiro profondo, una passeggiata nel verde. Spesso sono solo istanti.
Ma non sempre.
La depressione quindi è una malattia o una situazione normale della vita delle persone?.
Dipende dalla misura: ci sono situazioni che si prolungano, di cui non si vede la fine, e la spirale si approfondisce. In questo caso la depressione va affrontata con strumenti meno spontaneistici o casalinghi, può essere davvero pesante e pericolosa.
È quella che si definisce depressione maggiore, e certamente è classificata come malattia, una condizione fortemente invalidante con cui non è il caso di scherzare e correlata ad alterazioni biochimiche misurabili: l’aiuto di uno specialista e farmaci opportuni sono indispensabili, il rischio di non farcela è davvero troppo grande.
In altri casi, molto più frequenti, si può gestire in modo diverso: in ogni caso è una situazione che bisogna riconoscere ed affrontare.
Medicinali ce ne sono molti: dagli antidepressivi di sintesi ai prodotti naturali (che possono essere però importanti e delicati quasi come i farmaci normali) il ventaglio di strumenti a disposizione è ampio.
Non bisogna dimenticare però che i farmaci non risolvono i problemi: sono uno strumento straordinariamente utile per aiutarci nei momenti di difficoltà, ma non portano ai cambiamenti individuali che sono, quando possibile, l’unica vera uscita dalla depressione.
Il cambiamento è un percorso più complesso del prendere una pillola, una strada che attraversa territori sconosciuti in cui è sempre meglio essere accompagnati che trovarsi da soli. Certo può servire il supporto consapevole di familiari o amici che ti capiscono, magari evitando le frasi idiote cone “ma guarda che la vita è bella!” oppure “fattela passare”.
L’aiuto più consistente è però quello di una conversazione prolungata, costante e serena con terapeuti di cui si ha stima e con cui ci si sente in sintonia: psicologi, psichiatri, psicoterapeuti. Oppure, ed è un’alternativa interessante, con i gruppi di condivisione come quelli di automutuoaiuto o analoghi. Le strade sono molte e ciascuno deve trovare, anche con più tentativi, quella corrispondente alla propria sensibiità.
Ricordiamoci quindi che i farmaci sono un aiuto importante per avere la forza di intraprendere un percorso, ma non possono sostutuirlo: a camminare dobbiamo essere noi.
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