Il problema delle intolleranze alimentari, cioè di quei problemi in qualche modo collegati all’alimentazione che sembrano mediati dal sistema immunitario ma non sono reazioni allergiche, sembra sempre più diffuso.
Molti sono gli studi che cercano di indentificarne i meccanismi, anche con un certo successo, ma è ancora difficilissimo mettere a punto delle metodiche che possano aiutare le persone a gestire questi problemi, cioè a capire cosa fa bene e cosa fa male. I meccanismi sono infatti molto complessi, spesso differenti a seconda delle persone e le situazioni molto mutevoli anche nel tempo. Una complicazione ulteriore nasce dal fatto che un ruolo fondamentale sembra avere il microbiota intestinale, cioè le centinaia di specie batteriche e fungine che popolano il nostro intestino.
Si sono sperimentate molte tecniche per provare a gestire le intolleranze. La più semplice, apparentemente, è quella che toglie dalla dieta un po’ tutti gli alimenti sospetti e poi li reintroduce man mano uno alla volta. Nella pratica questa metodologia è tutt’altro che facile e rischia spesso di eliminare alimenti che non hanno alcuna responsabilità nel problema.
Sul fronte opposto ci sono metodi di medicina “alternativa” che, pur suggestivi come ad esempio la kinesiologia, non hanno giustificazione scientifica: la raccomandazione in questo caso è di prestare molta attenzione alla qualità del terapeuta, poichè è molto diverso che strumenti approssimativi vengano usati da medici che hanno una formazione sufficiente a valutare tutte le conseguenze dei propri suggerimenti o da “apprendisti stregoni” dalle conoscenze ( e talvolta dalla moralità) approssimative.
Uno dei metodi che sembra ragionevole, pur con grandi limitazioni e solo per avere delle indicazioni generali, è quello che misura la reattività delle immunoglobuline IgG a determinate proteine presenti negli alimenti (ELISA). Certamente non fornisce un’indicazione precisissima, nè assicura risultati ripetibili nel lungo periodo, ma se utilizzato per avere un’idea su quali “esperimenti” fare senza farvi affidamento in maniera assoluta, si è dimostrato abbastanza utile.
Rimane comunque fondamentale tenere presente che il fenomeno delle intolleranze è di per sè in continuo mutamento e fortemente influenzato dalle condizioni di stress. Questo, se da un lato ne rende difficile la gestione, dall’altro offre sempre una speranza di superare, prima o poi, il problema.
Tante volte i nostri pazienti iniziano a parlare con questa premessa: posso fare una domanda stupida?
Sia chiaro: non esiste una domanda stupida.
Si sa che l’osteoporosi è un problema assai diffuso e che la fragilità ossea è, soprattutto negli anziani, un problema serio:
Dopo una certa età ci sono molti motivi per valutare la condizione della propria massa ossea.
La vitamina D è una molecola solubile nei grassi, che può essere sia assunta attraverso la dieta che sintetizzata dal nostro corpo grazie alla luce solare.
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