Dopo milioni di somministrazioni a persone di ogni età, la vaccinazione per il Covid 19 si sta dimostrando molto sicura ed efficace ed è diventata il principale strumento di controllo dell’epidemia in corso.
L’efficacia della vaccinazione non è però del 100%: come sempre accade una frazione delle persone vaccinate non riesce a sviluppare gli anticorpi alla malattia. Questo, se dal punto di vista dell’epidemiologia generale non ha un grande impatto, può essere naturalmente un problema dal punto di vista individuale.
Ci sono individui geneticamente predisposti ad una scarsa risposta anticorpale, ma ad oggi non è possibile identificarli univocamente e prima del vaccino: non rimane quindi che andare a vedere se ci sono gli anticorpi qualche settimana dopo la conclusione del ciclo vaccinale.
L’analisi quantitativa si può effettuare tramite un prelievo di sangue presso un laboratorio specializzato e permette di sapere se ci sono e e in quale misura gli anticorpi neutralizzanti. Il dato della quantità aggiunge però relativamente poco a quello della semplice presenza, perché ad oggi non si sa se esista e quale sia una “quantità minima” effettivamente protettiva. Il meccanismo della risposta immunitaria è infatti straordinariamente complesso e il dato che si ottiene da un’analisi di laboratorio ne descrive solo una parte.
L’alternativa più semplice ed economica è quindi quella del test qualitativo (se ci sono o non ci sono gli anticorpi) che si può acquistare anche in farmacia ed è molto semplice: si effettua con un prelievo di sangue capillare come quello per la glicemia e il risultato è disponibile in pochi minuti.
Attenzione però alla qualità del test: la protezione causata dal vaccino, infatti, è prodotta come reazione alla proteina detta “Spike” presente su quella specie di cornetti che tutti abbiamo imoarato a riconoscere nelle immagini dei coronavirus. Solo alcuni test, però, sono adeguati a riconoscerla.
Alcuni test di prima generazione, infatti, rilevavano la presenza di anticorpi generati da altre frazioni del virus e quindi, in caso di soggetti che hanno sviluppato l’immunità solo dopo la vaccinazione (quindi mai stati a contatto con il virus) è capitato di leggere una risposta negativa anche se, in realtà, gli anticorpi “anti Spike”, qundi protettivi, ci sono.
Anche se la risposta con gli anticorpi non è l’unica protezione dalla malattia da Coronavirus, è evidente che i soggetti che non rispondono alla vaccinazione devono continuare a mantenere un atteggiamento particolarmente prudente.
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