Le infestazioni di vermi intestinali più comuni nei bambini sono quelle da ossiuri, piccoli vermi di colore bianco-avorio. L’infestazione si contrae con l’ingestione delle uova del parassita portate alla bocca dalle mani che hanno toccato oggetti contaminati. I bambini piccoli contraggono più facilmente l’ossiuriasi perché giocano spesso con la terra (in giardino, nel parco) e tendono a mettersi le dita in bocca, ma non hanno l’esclusiva: quando l’infestazione entra in famiglia è molto facile che si diffonda.
È più facile effettuare un trattamento efficace se si ha qualche informazione sul ciclo biologico di questi parassiti.
Giunte nell’intestino tenue le uova accidentalmente ingerite si schiudono e le larve iniziano a spostarsi nell’intestino crasso dove, nel giro di 2-6 settimane, diventano adulte. Gli ossiuri femmine vivono da 1 a 3 mesi, aderiscono alla mucosa intestinale e si nutrono di componenti alimentari che vi transitano, glucosio in particolare: quindi la loro sopravvivenza è agevolata dal consumo di dolci.
Quando sono mature, nelle ore notturne, migrano nella regione perianale dove depositano le uova, poi muoiono. Le larve che nascono possono risalire fino al colon oppure, per effetto dello sfregamento causato dal prurito anale, possono incunearsi sotto le unghie e passare dalle mani alla bocca, dando corso a una nuova infestazione. Il prurito è quindi un efficace sistema che l’evoluzione ha individuato per agevolare la sopravvivenza di questa specie; può essere così intenso da indurre un grattamento continuo e disturbare il sonno, rendendo il bambino irrequieto. Meno frequenti sono i dolori addominali. L’intero ciclo, dall’infestazione alla fine della contagiosità, può quindi durare anche cinque o sei mesi.
Il trattamento e la prevenzione devono quindi tener conto di questi tempi.
Di solito l’infestazione è asintomatica ma, più numerosi sono i vermi presenti nell’intestino, maggiori possono essere i disturbi provocati dai loro movimenti notturni e dalla sostanza gelatinosa (e pruriginosa) in cui depositano le uova.
Ispezionando la zona perianale l’infestazione si scopre riconoscendo direttamente i vermetti, che appaiono come piccoli filamenti biancastri molto mobili: essendo attratti dalla luce affiorano più facilmente in presenza di una luce forte. I parassiti possono essere visibili anche nelle feci mentre le uova, essendo molto piccole, si possono ricercare applicando sulle pieghe perianali una striscia di nastro adesivo trasparente che, incollato su un vetrino, andrà analizzato al microscopio presso un laboratorio (il cosiddetto scotch test). La prova deve essere ripetuta per tre giorni di seguito e poi i vetrini devono essere consegnati al laboratorio. L’esame va eseguito al mattino prima di lavarsi, o di lavare il bambino, in modo che sia più facile la raccolta delle uova depositate dai vermi che si sono spostati durante la notte.
Il modo più efficace per prevenire l’infestazione consiste nell’evitare che le uova, piccole e leggerissime, passino da una persona all’altra per contatto diretto e ingestione (mani che si mettono in bocca) o per inalazione. Quindi è necessario lavare le mani con acqua e sapone dopo aver usato il bagno o cambiato i pannolini o le lenzuola e prima di mangiare o preparare il cibo. In caso di contagio familiare, è consigliabile lavare biancheria intima, lenzuola, pigiami e asciugamani in lavatrice ad alta temperatura (60°C) e pulire accuratamente servizi igienici, sanitari o il tavolo della cucina per eliminare le uova. Le uova sono molto resistenti: possono rimanere vitali nell’ambiente anche 2 o 3 settimane, quindi l’attenzione alla pulizia va mantenuta a lungo.
I farmaci più efficaci agiscono localmente sugli ossiuri intestinali e li uccidono privandoli della possibilità di nutrirsi o provocando una paralisi motoria irreversibile. Si somministrano in dose singola, ma essendo inattivi sulle uova c’è una certa facilità nelle ricadute.
Può essere quindi ragionevole ripetere la terapia entro un paio di settimane, prima che le larve appena uscite dalle uova rimaste o accidentalmente re-ingerite possano maturare e nuovamente riprodursi. Vista la elevata contagiosità è meglio trattare tutti i componenti del nucleo familiare.
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