L’infestazione di vermi più comune nei bambini è quella dei cosiddetti ossiuri.
Sono dei piccoli filamenti bianchi, mobili, che colonizzano l’intestino (solo degli umani) e di cui ci si accorge soprattutto per il prurito all’ano.
Quasi il 20% dei bambini ne è colpito. La loro diffusione, oggi estesa indifferentemente dalle condizioni sociali e sanitarie, avviene per via orofecale. Questo vuol dire che attraverso le feci vanno a contaminare tutto ciò che viene a contatto: in primis le mani non lavate. Il contatto delle mani con il cibo e con la bocca permette alle uova di rientrare nel corpo.
Il più delle volte non abbiamo sintomi, ma quando il numero di vermi è elevato ci sono dei fastidi: malessere intestinale, irrequietezza, e soprattutto prurito anale.
Il fatto di causare prurito è un tipico trucco evolutivo: durante la notte, inconsapevolmente, il bambino grattandosi il sedere e poi portando le mani alla bocca favorisce il ciclo di questi parassiti. Le uova sono vitali per un periodo che va da pochi giorni a 3 settimane ed ingerite si schiudono nell’intestino tenue. Le larve migrano fino al colon dove maturano nel giro di 2 – 6 settimane. Le femmine vivono da 1 a 3 mesi e si nutrono dei residui alimentari, in particolare di zuccheri. Durante la notte migrano fino all’ano dove depositano le uova (anche 20.000!) e poi muoiono. Le larve possono risalire verso il colon o essere asportate dal grattamento, assieme alle uova, e riprendere il ciclo attraverso la bocca. Le uova, che sono leggermente adesive, finiscono nell’ambiente con le feci ma anche attraverso la dispersione sugli indumenti a causa del grattamento: intimo, pigiama, lenzuola. Insomma: una buona organizzazione per approfittare di qualsiasi occasione di sopravvivenza.
Pare che ci sia un sincronismo con le fasi lunari e che l’ovulazione corrisponda con la luna piena e quella nuova.
Come scovarli? Non è facile vederli nelle feci, a meno che l’infestazione non sia di dimensioni consistenti. In presenza di prurito anale, che è il sintomo più frequente, un’osservazione accurata dell’ano del bambino permette spesso di scovarli: sono piccoli filamenti biancastri di circa 1 cm di lunghezza, piuttosto mobili. Quando devono deporre le uova pare sono attratti dalla luce.
Le uova sono invece invisibili ad occhio nudo: lo “scotch test” consiste nell’appiccicare dello scotch nella zona perianale; se ci sono delle uova, queste si attaccano al nastro adesivo che osservato in laboratorio con un microscopio permette il riconoscimento. Operazione non facilissima quindi, ed il più delle volte non indispensabile: i vermetti si vedono bene.
Come interrompere quindi il ciclo?
I farmaci sono piuttosto efficaci: agiscono nell’intestino bloccando la mobilità dei vermi o uccidendoli ed il mebendazolo (Vermox) è attivo anche sulle uova. Vanno somministrati almeno due volte a distanza di due settimane in modo da interrompere il ciclo prima che le larve rimaste o riportate nel ciclo diventino adulte e possano riprodursi. Una terza somministrazione può dare una garanzia maggiore di eradicazione del problema. Qualche larva o qualche uovo può sempre scappare: per questo è opportuno trattare l’intera famiglia, anche se non ci sono sintomi.
Lavare le mani accuratamente (anche spazzolando con cura sotto le unghie) è una misura igienica fondamentale, specialmente prima di maneggiare alimenti, così come evitare il contatto con gli indumenti sporchi e lavare lenzuola e asciugamani, accappatoi ecc. almeno a 40 °c.
Una crema antiemorroidale contenente solo dell’anestetico può eliminare il prurito notturno e quindi, oltre a dare sollievo, contribuire all’interruzione del circolo vizioso (o vitale, dal punto di vista dei vermetti).
E’ importante che le scuole siano avvisate dell’infestazione: condividere l’informazione con le famiglie è l’unico modo per bloccare la diffusione negli ambienti di contatto tra i bambini.
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