Da molti anni si parla diffusamente della relazione tra lo sviluppo di allergie e il contatto con gli animali da compagnia.
Inizialmente sembrava che allontanare gli allergeni fosse la migliore soluzione per far crescere i bambini sani e per questo gli animali erano tenuti alla larga dalle abitazioni. Questo pensiero si riverberava anche nell’alimentazione, ritenendo che fosse meglio somministrare gli alimenti potenzialmente allergizzanti solo a bambini abbastanza grandi, dai 2 o 3 anni in poi.
In seguito si è diffusa la “teoria dell’igiene”, ad oggi piuttosto convincente, che attribuisce all’eccesso di pulizia del nostro stile di vita occidentale un’importante responsabilità nell’aumento di allergie e, in generale, delle malattie correlate a risposte anomale del sistema immunitario. Uno scarso o ritardato contatto con gli allergeni e con la contaminazione microbica porterebbe ad un aumento dei problemi: quindi via libera agli animali in casa ed alla somministrazione precoce dei cibi allergizzanti.
La dermatite atopica, una malattia infiammatoria cronica tipica del bambino (ma non solo) è di frequente la prima tappa della cosiddetta “marcia allergica”, percorso che prevede varie forme di espressione dello stesso fenomeno nel corso degli anni, cioè della reattività immunitaria alterata (allergie, appunto, ma non solo). Si tratta di un problema molto interessante perché, a seconda di come lo si affronta, sembra si possa condizionare la reattività immunitaria anche nell’adulto.
Nel caso della dermatite atopica su base allergica pare che un ruolo importante, nel promuovere lo sviluppo della malattia e di altre allergie nel tempo, sia da attribuire al contatto con l’acaro della povere, mentre l’alimentazione non sembra avere un’influenza determinante. Quindi sarebbe importante avere case pulite, o meglio, materassi e cuscini senza acari, mentre si conferma per quanto riguarda il cibo la possibilità mangiare senza problemi quello che più si gradisce.
Sempre nel caso dei bambini con dermatite atopica con componente allergica, infine, pare che il contatto precoce con gli animali non dia problemi o sia addirittura positivo: questo vale per tutti gli animali ma non per il contatto con il gatto: uno studio ha recentemente dimostrato che una precoce sensibilizzazione agli allergeni del gatto, tra i bambini con dermatite atopica,può essere collegato a un aumento del rischio di sensibilizzazione ad un più ampio spettro di allergeni negli anni successivi. Quindi vanno bene cani o criceti, ma non il povero gatto.
In questo campo la complessità sembra aumentare di pari passo con le conoscenze, come spesso accade nelle questioni che riguardano l’essere umano.
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