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Farmaci scaduti: che fare?

farmaci scaduti

Cosa vuol dire che un farmaco è scaduto?

Il settore del farmaco, di tutti i settori industriali, è quello più regolamentato e controllato. La garanzia che un farmaco corrisponda a quanto autorizzato ed approvato è totale, e questo è uno degli obiettivi centrali di tutta una serie di attività. La scadenza dei farmaci va letta in questo contesto: l’industria e le agenzie di controllo, Ministero, AIFA ecc, stabiliscono quindi un periodo di tempo in cui è garantito al 100% che le caratteristiche di un farmaco sono le stesse di quando è stato prodotto. Questo non significa che il mese dopo la scadenza il prodotto è inservibile, ma solo che fino a quella data l’industria e il Ministero garantiscono, dopo no.

Sono rarissimi i casi in cui un farmaco scaduto fa male: quasi mai per i farmaci normalmente in commercio. Eventualmente può accadere che sia un po’ meno efficace perché una parte del principio attivo può deteriorarsi. Quello che è difficile capire è quanto questo accada e, nel dubbio, di solito si preferisce avere un atteggiamento prudente.

Quando scadono i farmaci?

La scadenza di un farmaco viene stabilita sulla base di prove sperimentali di “invecchiamento accelerato” secondo standard internazionali.

Naturalmente non tutti i farmaci scadono nello stesso tempo. Si possono verificare una serie di situazioni a seconda del prodotto o della forma farmaceutica:

  • farmaci i cui principi attivi hanno effettivamente una stabilità scarsa: questi sono quelli che scadono davvero, spesso entro un anno o due dalla confezione.
  • farmaci in compresse: questi solitamente sono molto stabili. Alcuni studi hanno verificato che il prodotto osservato era buono anche diversi anni dopo la scadenza, ma a titolo precauzionale non esiste nessun farmaco con durata superiore ai cinque anni. Una scadenza di cinque anni, quindi, può far pensare a qualcosa di molto stabile.
  • farmaci in forma liquida come gli sciroppi: le reazioni di degradazione sono più veloci che in forma solida (c’è acqua), quindi generalmente è più facile che durino effettivamente meno. Questo vale in particolare dopo l’apertura nonostante l’uso di conservanti.
  • bustine di granulati, compresse effervescenti: sono sufficienti tracce di umidità per rendere inservibile il farmaco non a causa della degradazione del principio attivo ma del veicolo effervescente.
  • fiale: sono in un veicolo acquoso e quindi, in generale, la degradazione dei principi attivi è effettivamente più veloce che nelle compresse. Se invece la polvere va sciolta nell’acqua al momento, sono piuttosto stabili. Comunque, essendo destinate ad entrare nel corpo direttamente, senza la mediazione digestiva, meritano una certa attenzione in più.
  • colliri: in questo caso il problema è la scadenza dall’apertura, perchè è buona cosa che un collirio sia sterile. In generale si considera una validità di un mese dopo l’apertura, ma dipende dai prodotti. L’occhio infiammato è molto sensibile alle infezioni. I colliri monodose non hanno conservanti e quindi è opportuno usarli solo nel giorno dell’apertura.
  • creme: se il tubo è in alluminio la crema rimane di solito ben protetta anche se aperta; tutt’al più si può spremere la parte iniziale. Se invece il tubo è di plastica può rimanere molta aria all’interno e questo può danneggiare in modo importante il prodotto.
  • prodotti galenici: in questo caso è il produttore, quindi la farmacia, a certificare, sulla base della letteratura scientifica e di prove sperimentali, la durata dei prodotti.
  • prodotti fitoterapici: anche in questo caso dipende dalla forma farmaceutica. Capsule e compresse sono molto stabili, tinture ed estratti alcolici vanno conservati lontano dalla luce ed in luogo fresco ed di solito sono abbastanza stabili, gli sciroppi hanno ragionevolmente una scadenza piuttosto breve. Le erbe invecchiano molto rapidamente: dopo un anno il più delle volte sono poco più che “fieno”.
  • prodotti omeopatici: la scadenza è definita dalla ditta. Quando esistono durate di cinque anni è ragionevole pensare che, come per i farmaci normali, siano molto stabili. Esistono però due “scuole di pensiero”: chi sostiene che non scadano mai, chi invece sostiene che non funzionano più. Essendo impossibile verificare con un dosaggio chimico, non si sa chi ha ragione. Gli specialisti sostengono che dipenda dal fatto che siano conservati in spazi adeguati. Quel che è certo è che non faranno male.

Altro motivo di attenzione è naturalmente il modo in cui i farmaci vengono conservati: in un ambiente temperato, lontano dalla luce e chiusi nella confezione originale, le trasformazioni interne al prodotto sono ben diverse che se esposti a luci forti ed a alte temperature come ad esempio in macchina d’estate.

In generale quando si notano variazioni di odore, colore, consistenza di un farmaco è senza dubbio il caso di eliminarlo.

Cosa fare dei farmaci scaduti?

I medicinali vanno smaltiti a parte, rispetto ai rifiuti normali, perché contengono una serie di sostanze chimiche che, non essendo di origine naturale, non sono distrutte dai microbi del terreno o dalle normali condizioni fisiche; possono quindi entrare nell’ambiente inquinando anche per lunghi periodi. Teniamo presente che moltissime di queste sostanze hanno un’azione biologica anche a dosaggi estremamente bassi.

Lo smaltimento dei farmaci costa però molti soldi alla collettività perché vengono distrutti in inceneritori particolari che sviluppano temperature elevatissime. Per questo è importante ridurre al minimo indispensabile la quantità di prodotto da smaltire. Consigliamo quindi queste piccole attenzioni:

  • togliere i farmaci dalle confezioni: la carta e la plastica vanno riciclate a parte.
  • portare allo smaltimento solo le confezioni che contengono ancora farmaci: le bottiglie vuote di sciroppi si mettono nel vetro o nella plastica; i blister che contengono poche pastiglie possono essere ritagliati buttando nel secco la parte vuota (o nell’alluminio se sono solo di questo materiale), oppure si possono smaltire le sole pastiglie.
  • farmaci omeopatici, estratti naturali, prodotti alimentari si possono smaltire nel compost o nel secco, riciclando i contenitori.
  • tisane e miscele di erbe sono compostabili.
  • soluzione fisiologica, ipertonica, glucosata o altri liquidi senza principi attivi chimici si possono svuotare nel lavandino, riciclando i contenitori.
  • cerotti, siringhe, materiali da medicazione vari si possono metter tranquillamente nel secco. Le garze sono di cotone e quindi, se non impregnate di farmaco, sono compostabili.

Se ci sono dei dubbi? Venite in farmacia, che guardiamo assieme cosa c’è di buono e cosa no.

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