L’insonnia è un problema ricco di sfaccettature: stile di vita, età, abitudini, farmaci, umore, ansia sono solo alcuni dei fattori che possono incidere sulla qualità e quantità del sonno.
Tra questi, i farmaci hanno un ruolo particolare e in certi casi sottovalutato.
Naturalmente lasciamo da parte i farmaci ipnotici, che fanno addormentare, e quelli contro l’ansia che spesso sono gli stessi ma ad un dosaggio minore, così come i farmaci da banco che favoriscono involontariamente il sonno come gli antistaminici soprattutto di vecchia generazione.
Ci interessano invece i farmaci che possono creare difficoltà al sonno.
Al primo posto naturalmente la caffeina: è un farmaco eccellente per tenere svegli, anche se non ha un effetto molto prolungato e sviluppa tolleranza, per cui se si usa spesso c’è bisogno di una dose sempre maggiore. Inoltre modifica il sonno notturno. La teofilillina, contenuta in dosi moderate nel the e nella cioccolata, è simile a caffeina che invece è presente non solo nel caffè ma in molte bibite (Coca cola e simili, Red Bull ecc.). L’effetto dipende molto dalla sensibilità individuale.
I derivati del cortisone sono anch’essi potenziali disturbatori del sonno, avendo un’azione stimolante in generale. Il cortisolo è l’ormone naturalmente secreto dall’organismo soprattutto al mattino: quindi se prendiamo il cortisone al mattino in qualche modo rispettiamo il ritmo fisiologico, se lo prendiamo la sera ci “scontriamo” con la secrezione di melatonina e quindi si avranno maggiori difficoltà anche nel dormire (e effetti collaterali maggiori in generale). C’è poi una questione di dosaggio: maggiore è la dose, più è facile che ci siano problemi.
Più inaspettata è l’influenza di farmaci usati per motivi del tutto diversi: ad esempio farmaci ad azione cardiovascolare piuttosto diffusi (beta-bloccanti) come il bisoprololo, carvedilolo, metoprololo, propranololo, ecc., possono causare risvegli notturni ed incubi, probabilmente a causa della riduzione della secrezione di melatonina.
Gli alfa-bloccanti usati nei problemi di pressione (doxazosin) o per i problemi della prostata come la terazosina, tamsulosin e simili possono anch’essi disturbare il sonno. Interagiscono con dei recettori che hanno a che fare con l’adrenalina, un ormone naturalmente stimolante. Questi farmaci possono peggiorare la qualità del sonno diminuendo il sonno REM (quello in cui si sogna e che favorisce la fissazione dei ricordi, occhio quindi alle perdite di memoria) e aumentare la sonnolenza diurna.
Anche gli antidepressivi potrebbero essere correlati ad una peggiore qualità del sonno.
Altri farmaci che interagiscono con sostanze attive a livello celebrale sono gli anticolinergici: alcuni sono farmaci per l’Alzheimer, l’ossibutinina invece si usa per i problemi di perdite di urina. Tutti questi possono avere effetti sul sonno, sia causare sonnolenza che insonnia. In certi casi favoriscono incubi.
Sugli stessi recettori agisce la nicotina, assunta attraverso il fumo, che è uno stimolante/euforizzante: naturale quindi sia associata a una peggiore qualità del sonno, che sarà più breve e di cattiva qualità. Un altro motivo per stare alla larga dal fumo, specialmente la sera.
Anche alcuni farmaci per il colesterolo (la lovastatina) possono influenzare il sonno in senso negativo, sia direttamente che perché causano spasmi muscolari e crampi notturni. Se ci si accorge che è così, si può provare a chiedere al medico se cambiare farmaco.
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