Covid è una malattia particolare per molti motivi, ma ciò che preoccupa di più è la sua imprevedibilità: le forme gravi non riguardano solo individui con molte patologie pregresse, ma anche persone inizialmente con pochi sintomi che, dopo qualche giorno di malattia, improvvisamente si aggravano. C’è chi non riscontra alcun sintomo, chi tosse e febbre, mentre alcuni sono ricoverati con una sindrome respiratoria acuta potenzialmente letale.
Come mai ci sono queste enormi diversità di risposta?
I ricercatori si stanno occupando di capire se esistono dei marcatori, ovvero dei fattori identificabili analiticamente, per prevedere chi è maggiormente a rischio, ma è un lavoro molto difficile dal momento che i sistemi di controllo intaccati da questo virus sono molto intricati.
In generale il virus può provocare un’attivazione spropositata del sistema immunitario con una grande infiammazione che danneggia in modo duraturo i tessuti dei polmoni o di altri organi, oppure può aumentare la produzione di fibrina causando trombi e danni al sistema circolatorio. Questo accade circa nel 5% delle persone colpite, ed è quello che osserviamo a livello clinico, ma è il risultato di molti diversi percorsi della malattia.
Le occasioni di “rottura” del sistema di risposta immunitaria, un sistema estremamente complesso, sono infatti molteplici. Dalla formazione di autoanticorpi che aggrediscono gli stessi sistemi di difesa, alla produzione abnorme di sostanze pro infiammatorie “sbagliate”, cioè dirette normalmente a funghi o parassiti, a quella di cellule immunitarie (monociti o neutrofili) in quantità incontrollata, mentre diminuiscono i linfociti T, le cellule immunitarie più specifiche per combattere il virus. Insomma, si tratta di un virus dotato di grandi possibilità. In generale comunque l’infiammazione è infine la causa principale delle conseguenze della malattia.
La tendenza all’iperinfiammazione è genetica? Questa è una delle domande su cui si sta indagando.
Se così fosse, ed è probabile che lo sia, prenderebbe corpo anche un’ipotesi che si sta facendo strada a proposito delle reazioni ai vaccini. Anche in questo caso ci sono persone che in modo imprevedibile reagiscono con sintomi lievissimi oppure con un malessere passeggero ma abbastanza intenso; qualche raro caso, infine, si ha una forte risposta infiammatoria. Le persone iper-reattive al Covid sono anche quelle che hanno più probabilità di avere una risposta esagerata al vaccino? Quindi le stesse che, avendo una risposta forte al vaccino, se avessero incontrato il virus avrebbero affrontato una malattia più grave? È abbastanza probabile.
Le persone che hanno la reazione più sgradevole al vaccino, quindi, possono avere questa piccola consolazione: meglio che si siano vaccinate, perché la malattia, per loro, avrebbe potuto essere molto fastidiosa.
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