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Covid: che cosa resta?

Ci sono regole sociali, norme di buon comportamento che si sono evolute nel tempo, come le convenzioni che ci hanno permesso di salvaguardare noi stessi e la società dalle malattie.

Per quanto varie siano le precauzioni all’igiene personale, per tutti noi l’attenzione è molto elevata quando ci imbattiamo nelle feci di un animale o di un umano, sapendo che possono essere vettori di molte malattie. Anche la salubrità dell’acqua è considerata attentamente: la beviamo solo se siamo certi che sia pulita, altrimenti ne diffidiamo e questo atteggiamento si è sviluppato particolarmente quando abbiamo scoperto che il colera poteva colpirci proprio attraverso l’acqua, quindi solo a metà del 19° secolo.

Lo stesso però non avviene con gli starnuti e la tosse perché forse abbiamo convissuto a lungo con malattie respiratorie considerate poco gravi.

Oggi coprirci la bocca quando tossiamo o starnutiamo, meglio se nell’incavo del gomito in modo da salvaguardare l’igiene delle mani, deve diventare una nuova convenzione sociale. Abbiamo scoperto infatti che questo atteggiamento protegge dalla possibilità di contagiare gli altri da una malattia che, magari a causa di una nuova variante, rischia di essere pericolosissima.

Che il nostro comportamento possa essere rischioso tale da diventare potenzialmente mortale per molte altre persone oggi lo sappiamo “intellettualmente” ma non ancora socialmente.

Certo ci sentiamo a disagio, talvolta addirittura aggrediti, se qualcuno starnutice o tossisce senza protezione al tavolo del ristorante vicino al nostro, ma non abbiamo ancora interiorizzato collettivamente questi piccoli gesti.

Lo stesso ragionamento vale per l’andare al lavoro o a scuola o in luoghi affollati quando non stiamo bene: un comportamento che non avremmo mai dovuto tenere, eppure abbiamo sempre trascurato. Questa attenzione ovvia e minimale fa parte di quelle convenzioni sociali che sarebbe giusto vengano accolte e messe in pratica da tutti.

Meno pericolosa, di gran lunga, la possibilità di contagio attraverso il contatto con le mani e gli oggetti in persone asintomatiche. Potremmo anzi riprendere dei ragionamenti che in questi anni abbiamo abbandonato sui limiti o i danni dell’eccesso di igiene. Dunque se una persona non è ammalata i contatti fisici possono essere serenamente ripresi.

La vaccinazione, di cui non si sa ancora se sarà necessario un ulteriore richiamo, è un altro elemento di enorme importanza sociale: anche questa potrebbe diventare una consuetudine qualora il virus del Covid continuasse a circolare o fosse sostituito da un altro agente patogeno pericoloso.

Deve essere infatti ben chiaro che non abbiamo sconfitto questa malattia con le nostre forze o grazie all’immunità di gregge: possiamo tornare alla vita normale non perché il virus sia scomparso, ma solamente perché il 90% della popolazione è stata vaccinata. Il covid, di per sé, esiste ancora ed è ancora pericoloso.

Quello che resta è una nuova cultura della salvaguardia della salute sociale attraverso nuovi gesti di attenzione verso gli altri: anche la buona educazione si evolve.

 

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