La Cardioaspirina, cioè l’acido acetilsalicilico con un dosaggio di 100 mg, è uno dei farmaci più usati per la prevenzione dei problemi cardiovascolari. Sfrutta la capacità del principio attivo di bloccare la coagulazione del sangue per un certo periodo: questo diminuisce la possibilità che si formino dei trombi, cioè dei coaguli che andando a otturare le arterie coronariche già spesso occluse in parte dai depositi di colesterolo, possono causare la cosiddetta ischemia, cioè la mancata irrorazione sanguigna di una parte del muscolo cardiaco con conseguente infarto, cioè la rottura del muscolo stesso. Se finiscono in un vaso che irrora il cervello potrebbero causare un ictus.
In realtà la sua azione è più complessa e non indifferente alla sua attività antinfiammatoria (cioè quella che conosciamo da sempre dell’aspirina).
Nel corso dei decenni la diffusione della Cardioaspirina è dilagata mettendo in evidenza, naturalmente, anche i rischi connessi a questo utilizzo massiccio che talvolta è messo in atto anche senza controllo del medico con l’idea che “non fa male”.
Ora una serie di studi molto ampi e rigorosi hanno messo un punto fermo sull’uso di questo farmaco i cui effetti positivi, in certi casi, erano solo ipotetici mentre quelli dannosi sono certi: in particolare, ma non solo, un maggior rischio di ulcera gastrica.
Quasi 50.000 persone di età media tra i 60 e i 75 anni sono state controllate per diversi anni per vedere se gli indici di sopravvivenza e i problemi cardiovascolari fossero migliorati rispetto al placebo.
Il risultato è piuttosto chiaro: nella cosiddetta prevenzione primaria, cioè nelle persone che non hanno mai avuto infarto, ictus ecc., anche se diabetiche (il che aumenterebbe il rischio), non vi è alcun vantaggio nell’assumere Cardioaspirina. Non si muore meno per problemi cardiovascolari né per ictus, non c’è meno disabilità, aumentano solo i rischi di emorragia e mortalità a causa degli effetti avversi del farmaco.
Naturalmente diversi sono i dati che riguardano la prevenzione cosiddetta secondaria, quella cioè tesa a evitare le ricadute in pazienti già colpite da infarto ed ictus: in questo caso la terapia è certamente utile.
Alla larga quindi da due idee: impostare terapie da soli e credere che fare di più sia meglio.
L’unica prevenzione che continua a confermarsi efficace è una dieta sana, una giusta quantità di movimento e stare alla larga dal fumo.
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