Che l’alcool faccia bene o male è una discussione ancora in parte aperta. In dosi elevate fa sicuramente male, causando, oltre a problemi sociali da non sottovalutare, problemi fisici: cirrosi epatica, malattie cardiovascolari e cancro.
Sul consumo moderato, a spanne uno o due bicchieri di vino al giorno, la discussione scientifica è aperta.
Non pochi studi dimostrano un effetto positivo, soprattutto del vino rosso che è ricco di sostanze antiossidanti. La differenza però è in due fattori: la genetica e i microbi intestinali.
Popolazioni che geneticamente esprimono un elevato livello di enzimi che digeriscono l’alcool, come gli asiatici, si ubriacano più in fretta e questo diminuisce il consumo di alcool e, paradossalmente, anche la diffusione dell’alcoolismo. In Europa questa genetica, che ha quindi meno problemi con l’alcool, è abbastanza rara.
La genetica però non è così “rigida” come si immagina: le mutazioni nell’espressione dei geni (non il gene, ma cosa fa), è un argomento nuovo e suggestivamente “flessibile” (l’epigenetica). Una buona spiegazione di molti fenomeni di rapido adattamento all’ambiente da parte di soggetti o popolazioni, ma fa sì che le differenze individuali possono essere ancora maggiori: quindi ad alcuni l’alcool può fare bene, ad altri male.
I microbi intestinali sono poi un altro fattore di complessità. Si è visto che i numerosi fattori nutrizionali presenti nelle bevande alcooliche a bassa gradazione, che sono alimenti fermentati, in particolare il vino e la birra non pastorizzati (non i distillati), possono modificare fortemente ed in senso positivo la popolazione microbica intestinale: attraverso il contributo di lieviti, che influenza direttamente l’equilibrio delle popolazioni microbiche, e grazie ai micronutrienti presenti come gli antiossidanti. Questo porterebbe a spiegare alcuni vantaggi, in termini di salute, di popolazioni che bevono vino quotidianamente, come nei paesi mediterranei, il cui consumo totale di alcool è piuttosto elevato. Diverso e molto meno positivo l’effetto sulle popolazioni che fanno la sbornia settimanale come gli anglosassoni: altrettanto alcool ma pochi vantaggi.
Anche questo fattore cambia molto da persona a persona perché i microbi che ci coltiviamo nella pancia sono molto diversi anche per altre cause: di nuovo la genetica, ma anche il livello di stress, la quantità e qualità di fibre che assumiamo, la qualità e la varietà degli altri alimenti.
Insomma tutto molto complicato: in generale la salute sembra migliorare quando aumenta la biodiversità dei microbi intestinali, e in questo un po’ di alcool aiuta. Il fondamento è però una dieta varia e ricca di fibre.
Conoscersi ed ascoltarsi in ogni caso: le differenze tra individui sono tali che quello che per noi è accettabile può non esserlo per un’altra persona che ha storia, microbi e genetica diversi.
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